venerdì 24 dicembre 2010

So this is Christmas♥

And so this is Christmas and a happy new year. :)
Buona Vigilia, a Natale si dice che tutti diventano più buoni, però secondo me, c’è sempre un falso sorriso sulle labbra di chi tutto l’anno è cattivo e durante le feste natalizie diventa buono!
Cosa regalarsi a Natale?
Un po’ di shopping (tanto shopping) ci sta sempre. Magari un trench nuovo, scarpe col tacco.
Ma sono già uscite da un bel pezzo le collezioni P/E! :)
Balenciaga ci propone una vera e propria Bad Girl: Nicolas Ghesquière non ha badato infatti a spese per lo show! Pochissimo trucco, poco fondotinta, poco ombretto: “Dovevano restare riconoscibili, non volevo cloni” dice.
Lo stile P/E riporta esattamente allo stile cyberpunk degli anni ’80.
Anfibi di pelle, borchie ovunque, infradito con frange.
Forme geometriche inusuali, i colori accesi ed in contrasto tra loro; tessuti come cotore, pelle stampata e denim.
Abiti, accessori basic, shorts, giacche corte.


La collezione è una reazione ad un certo tipo di sensualità. La mia moda parla di individualità.


mercoledì 1 dicembre 2010

Dumbass Wear: un altro modo di vestire.

Era una calda serata d’estate del 2004, tre amici si trovavano in un pub nelle spiagge della Palombina a sorseggiare qualche birra fresca e fu così che nacque il progetto di concretizzare le loro idee in t-shirt. Quando qualcuno ha idee originali naturalmente, si viene criticati, ma loro, Nicola Lenti, Andrea Filipponi e Nicola Baldinelli decidono di andare comunque avanti a testa alta.
Il loro primo ufficio nasce nel garage di uno dei tre, i quali muniti d’una semplicissima ed obsoleta macchina da stampa diedero vita a ciò che oggi è la Dumbass Wear, una linea d’abbigliamento indipendente basata sullo stile della street wear americana associata ai canoni comici dello stile italiano.
Lo scopo era quello di suscitare curiosità ai clienti, sulla stampa magari!
Inizialmente si trattava di un piccolo mercato studentesco, erano giovanissimi, in quello scantinato lavorarono per un paio d’anni, sia d’estate che d’inverno, di giorno e di notte, in qualsiasi ora insomma.
Alla mattina andavano a scuola con lo zaino riempito principalmente di magliette e questo permise loro di allargarsi, dato che frequentavano scuole differenti.
Crescendo passano all’università, a concerti e alle prime Feste Dumbass.
Iniziarono a cercare rappresentati per poter distribuire la loro produzione artigianale italiana nei negozi nazionali.
Dovevano anche pensare ad un logo, un’immagine o un simbolo che rappresentasse la semplicità del brand.
D'altronde – dice Andrea – in un mondo moralmente a pezzi come il nostro, senza fiducia, con i media che bombardano di quello che dobbiamo e non dobbiamo essere, la Dumbass chiede essenzialmente d’essere solo se stessi. La paperella che abbiamo scelto, è infatti icona d’infanzia e d’ingenuità.
A chi bisogna rivolgersi per acquistare i vostri prodotti?
Per ora la Dumbass è distribuita nel centro Italia e dal prossimo anno comincerà una nuova avventura con la Sardegna.
Con i nostri rappresentanti riusciamo a seguire questa zona; ci è capitato anche che qualche negozio fuori dal nostro raggio d’azione volesse i nostri prodotti e in tal caso ci siamo spostati oppure abbiamo fatto ordini online (un esempio è l’Austria). Aggiorniamo ogni stagione l’elenco dei negozi sperando sempre che questi aumentino.. L’idea d’inserire una vendita online si sta facendo sempre più concreta. Ci stiamo lavorando sopra, così da dar modo a chi non ha un negozio vicino casa di vestirsi comunque Dumbass!
Per ora, verso ogni fine stagione, dal sito parte un Temporary Shop. Vendiamo un po’ di rimanenze per un tempo determinato di 10 giorni circa”.
A quanto abbiamo visto, i vostri distributori sono prevalentemente concentrati al centro-sud Italia: perché al nord non ce ne sono?
La nostra idea è sempre stata quella di preparare un bel marchio ed un bel prodotto, di svilupparlo bene qui dove viviamo e quando sarebbe stata ora, di lanciarlo dal Sud al Nord.
Per noi infatti, piazze come quelle romane e milanesi sono fondamentali.
Parlando del Nord, tutta la fascia del triveneto è importantissima ma qui subentrano i “limiti” della Dumbass: la nostra è una produzione, come ripeto, artigianale e noi siamo una marca indipendente. Questo vuol dire che non ci appoggiamo a nessuno di quei colossi dell’abbigliamento e tanto meno abbiamo investitori che finanziano le nostre produzioni. Questo sta anche a significare che abbiamo una sorta di budget annuale considerato in numero di capi. Può esser considerato un aspetto negativo però rende ancora più unico e di nicchia il prodotto facendo diventare ogni uscita una Limited Edition.
Per fare questo passo d’allungare il raggio d’azione quindi, abbiamo bisogno di appoggiarci a qualcuno. Una sorta di finanziatore, di mecenate che creda nel progetto (in piccola parte concretizzato in questi anni) e che sia in grado di darci modo d’allargarci. Ho fatto sempre un riferimento alla musica: la Dumbass è quel gruppetto di amici che ha suonato per una vita in cantina e con il loro furgoncino si sposta di città in città per far conoscere la loro musica. Fin quando non subentrerà un “Cecchetto” della situazione, il gruppo rimarrà sempre nello stesso posto, mentre magari altri gruppi con anni d’esperienza, vanno a finire ad un format come X Factor, finendo pubblicizzati e vestiti però d’una faccia che non è la loro”.
Dove fabbricate i vostri prodotti? Se solo in Italia, perché voi non lo portate all’estero, visto che la manodopera costa meno?
“Non c’è nulla di fabbricato all’estero nella nostra produzione. Dalle etichette ai cartellini per non parlare di tessuti e stampe che sono tutti fatti completamente in Italia. Per questo siamo fieri e sicuri nel nostro prodotto. Alcuni tessuti sono ancora tagliati con la forbice da sarto, quindi, cosa c’è di più artigianale della Dumbass?
Tempo fa ci avevano fatto un proposta per portare la produzione all’estero. Ci facevano pagare una felpa meno di quanto noi paghiamo una t-shirt. Abbiamo rifiutato proprio per non perdere tutta la fiducia che ci è stata data dai nostri compratori in questi anni. Ormai tutti i produttori d’abbigliamento si sono spostati all’estero per classici motivi economici. Non abbiamo mai fatto politica di prezzo e mai ne faremo. Noi offriamo un bel prodotto mentre altri, magari distratti dal trovare un produttore sempre più economico si scordano di cosa devono realmente fare”.
Esiste ancora abbigliamento italiano. Cosa ne pensate del fatto che molti brand internazionali stanno andando ad insidiare il Made in Italy?
“La colpa la attribuisco a noi italiani. I brand internazionali che insidiano il nostro mercato alla fine fanno quello che devono fare; quello che probabilmente dovremmo fare anche noi. Credere su un prodotto ma di più sulla manifattura. Con il fatto che si sono portate tutte le produzioni all’estero abbiamo perso ciò che ci ha reso grandi.
Il Made in Italy appunto. Senza di questo adesso è tutto molto più difficile, non abbiamo più un’identità. Siamo come tutti gli altri, forse più deboli.La produzione italiana è stata completamente snobbata. Adesso come adesso, nella produzione di felperia è difficilissimo trovare produttori Italiani. Sarebbe sconveniente all’azienda produrre in Italia che ti costa cinque volte tanto. Noi abbiamo adottato la tutela del Made in Italy, a favore del consumatore, a sfavore del produttore.
Quello che un pò ci spaventa invece per il messaggio che fanno passare sono tutte quelle catene famose al giorno d’oggi.
Distruggono piccoli produttori come noi”.
L’originalità, il vostro pezzo forte.
“Associamo tutto all’alimentazione. Proprio sotto questo aspetto abbiamo sviluppato tutta la nostra campagna pubblicitaria. Ad ogni stagione confezioniamo il prodotto in confezioni alimentari: scatola della carne, confezione pasta, scatola del pesce, busta del pane.. Ed il prossimo ancora è un segreto!
Proprio per associare la manifattura italiana al concetto di tradizione e di cultura alimentare italiana”.
Io? Io scelgo Dumbass!